LOVE SICK

di Ellen


Secondo Freud, il motore dei sogni sono i desideri inconsci. Tali desideri, appunto inconsci e non accessibili all’Io, operano all’interno della psiche umana; durante il sonno rafforzano i loro effetti per via della minore attività della coscienza, e hanno dunque l’occasione di emergere sottoforma di immagine onirica. Il sogno rappresenta la soddisfazione di un desiderio spesso inaccettabile all'Io del soggetto; di conseguenza, il contenuto viene trasformato in modo da non risultare riconoscibile, ed eludere in questo modo la censura applicata dal Super-Io del soggetto sognante.
Joe, Jet e Albert avevano avuto alcuni giorni di libertà e avevano deciso di trascorrerli insieme alle terme calde di Hakone, presso il Monte Hakone nel Parco nazionale Fuji Hakone Izu. La proposta fu fatta da Joe, il quale, nell’ultima missione, aveva subito una profonda ferita e aveva bisogno di assoluto riposo. I suoi amici accolsero immediatamente, in modo positivo, l’idea e iniziarono i preparativi per la partenza. Avrebbero trascorso un week-end in completo relax tra amici, senza confusione, problemi o discussioni varie. Ultimamente gli attacchi dello Spettro Nero si erano fatti molto più fitti e la tensione all’interno del gruppo era cresciuta molto:questo era stato causa di litigi e nervosismo, che spesso erano sfociate in vere e proprie recriminazioni. Per questo motivo, furono felici di cogliere questa occasione per stare insieme, al di fuori della vita dei soliti giorni, e per fare un break.
Prenotarono in un piccolo, ma molto confortevole ryokan, a pochi passi dalle terme.Per Jet e Albert era un ambiente diverso dal solito:abituati ai ritmi che si respirano nella grande città, trovarsi in un paesino all’interno del Giappone, dove non vi era niente, oltre alla tranquillità della routine di paese,fu sicuramente un bel impatto!Tuttavia quella quiete avrebbe fatto bene a tutti loro.Passarono i giorni seguendo ritmi di vita molto cadenzati, svegliandosi tardi, mangiando solo quando avevano voglia e facendo lunghe passeggiate . La sera si trattenevano fino a tardi nelle acque calde delle terme, rimanendo a guardare sognanti il cielo stellato e a pensare alla loro vita, tutt’altro che rosa e placida.Lontano dalle luci della città, riuscivano finalmente a gustarsi quel oceano blu intenso, illuminato da quei puntini bianchi e dalla bianca e tonda luna, in veste di guida degli animi, nella notte oscura.
L’ultima sera, Jet propose di andare a bere qualcosa fuori, una volta usciti dalle terme.Secondo lui, non vi era modo migliore per concludere quella vacanza, che andare a fare bisboccia tutti insieme e darsi ai vizi della gola … visto che, quelli del corpo erano fuori discussione in quel posto sperduto!
-Visto che abbiamo trascorso questa vacanza in piena pace, senza vizi e stravizi, mi sembra giusto andare a divertirci, dandoci agli eccessi l’ultima sera! Finalmente potremo parlare di cose da uomini, senza problemi e senza essere disturbati! L’alcool poi, aiuta sempre a lasciarsi andare e a scambiare discorsi, anche più indiscreti! – Jet si era ormai esaltato per la sua idea e non c’era modo di fargliela cambiare!Per lui, non vi era modo migliore per passare una bella serata tra uomini, senza donne tra i piedi, che comparissero proprio sul più bello! Gli altri erano interdetti dalla sua visione della serata, ma non avevano il coraggio di contraddire l’amico!-Ehy,Joe. E’ una mia impressione o Jet ha confuso questa sera con l’ultimo giorno di libertà della sua vita!- Albert si rivolse, bisbigliando, all’amico che si stava preparando controvoglia ad uscire. Joe non amava bere e neanche fare baldoria, mentre Jet era il suo opposto:appena aveva modo, gli piaceva darsi agli eccessi, sempre nei limiti del consentito, ma gli piaceva divertirsi!I tre si prepararono ed uscirono per andare in un locale lì vicino.La serata iniziò tranquillamente: cominciarono a discutere di sport, parlando degli ultimi mondiali.-E’ stato il mondiale più triste in assoluto … le squadre che dovevano dare spettacolo sono volate fuori ai quarti! Ridicolo!- Jet parlava a ruota libera, parlando di una cosa e poi di un’altra, senza una precisa logica. Sembrava che tentasse di ubriacare i suoi amici con i suoi discorsi più che con l’alcool. Ed effettivamente la cosa stava funzionando, se questo era il suo intento, era perfino riuscito a far bere a Joe più di un bicchiere! - Bene!Siamo in seconda serata!Vietato ai minori … parliamo di cose serie:donne!- Albert guardò Jet con sguardo divertito e pensò che tanto, prima o poi, sarebbero caduti sull’argomento, e per questo tanto valeva affrontarlo subito. -E’ sempre il tuo argomento preferito … - - E’ l’argomento preferito da tutti gli uomini, caro mio Joe! Solo tu eviti di parlarne! … Va bene essere un gentiluomo e non raccontare le proprie scappatelle, ma … con gli amici stretti ci si può sbottonare almeno un po’ … dettagli compresi!- Jet aveva decisamente bevuto troppo, era alticcio e i freni inibitori lo avevano abbandonato totalmente. Cominciò a raccontare di alcune sue storie piccanti : gli tornò in mente una bella ragazza messicana, conosciuta al tempo della formula uno , che faceva la Race queen. La conobbe durante le prove libere del Gran Premio del Brasile: si aggirava tra i box in canotta e shorts cortissimi. Impossibile non notarla, aveva un fisico da pin up: mora con i capelli lunghi, vita stretta , fianchi rotondi e generosi, seno abbondante e gambe lunghe e tornite.-L’ultima sera , dopo la corsa, festeggiammo tutta la notte … !- Jet sorrise sornione ripensando a quel ormai lontano episodio. Gli amici lo guardarono imbarazzati, stava decisamente diventando molesto!Jet continuò a parlare di altre sue storie, senza tralasciare i dettagli questa volta, ma evitando accuratamente di parlare di Natalie. Joe lo ascoltava e si accorse della cosa … pensò che probabilmente, “parlare di donne” fosse solo riferito alle storie che non lo avevano coinvolto sentimentalmente. Quando il sentimento si mischia alla passione non è facile parlarne , neanche se sei sotto gli effluvi dell’alcool.-E voi due? Non avete niente da raccontare? … Su non fate i timidi … anche perché conosciamo tutti le vostre storielle … Soprattutto tu, Joe: Mayumi, Yuri e tra le ultime Kate … poi le altre non le conto neanche!- il ragazzo finì di dire la frase, quasi in modo provocatorio, e si mandò giù un altro bicchiere.-Sai che non mi piace parlare di cose private … e soprattutto del mio passato.- guardò l’amico che gli aveva posto la domanda con freddezza e intransigenza.-Quando stavi con Mayumi, si vociferava che faceste i fuochi d’artificio in camera! Le altre signore, che ti sbavavano dietro, la invidiavano molto per le notti in bianco che passavate assieme.- fece una risatina e poi continuò – Tra l’altro sapevo che neanche lei se la cavasse male sotto le lenzuola … - Lasciò in sospeso il discorso appositamente, voleva provocare l’amico.Chiuse gli occhi un attimo, e prese fiato come per calmarsi prima di rispondergli.-Ti ho già spiegato, che non amo parlare del passato. In particolare di Mayumi.- la sua voce ebbe un inclinazione di tono, quando pronunciò il nome della ex, destando l’accanimento dell’altro verso di lui.-Ovvio:dopo il modo in cui ti ha trattato l’ultima volta, hai perfettamente ragione! Anche a me non sarebbe piaciuto che la mia ex mi sventolasse davanti il suo ultimo amante, prendendomi a pesci in faccia … e sbeffeggiandomi così palesemente davanti a lui. Ok, allora … parliamo dell’ultima! Kate ti è caduta tra le braccia come una pera cotta …! La domanda è, se ti è caduta anche nel letto …? -A questa ultima affermazione, Joe alzò il sopraciglio in senso di disapprovazione. Perché stava cercando di provocarlo? Che cosa aveva in mente?-Non sono cose di cui ho voglia di parlare … neanche con te. - Questa volta nella sua voce c’era un velo di nervosismo e rabbia, gli stava dando fastidio il suo sproloquio, perché non vi era motivo di tirare fuori quei discorsi.Albert assistette in silenzio alla scena fino a quel momento, non voleva intromettersi in quella che sembrava solo una scusa per attaccare litigio, ma Jet si era spinto troppo in là e le cose stavano prendendo una brutta piega.-Su, ragazzi:calmatevi! Non è questo il modo di concludere la serata. Parliamo d’altro.- Albert intervenne per sedare gli animi: l’espressione di Joe si era incupita mentre quella di Jet aveva assunto un’aria di sfida. Improvvisamente Joe si alzò e accennando un saluto, se ne andò, lasciando i suoi amici nel locale. Mentre usciva, sentì gli occhi di Jet che lo seguivano con rabbia e pensò, con dispiacere, che era meglio che la serata si concludesse così .Rientrando in camera sospirò, non gli piaceva discutere con Jet e con nessuno dei suoi amici. Era cambiato dai tempi in cui stava per strada: non gli piaceva attaccare briga con nessuno. Ne aveva abbastanza di discussioni, di botte prese e date, di storie sbagliate, pensieri e di quel continuo senso di solitudine che si impadroniva di lui:voleva solo un po’ di tranquillità. Per metà era una macchina, ma in quel suo stato di dolore perenne, non ne aveva neanche le caratteristiche, altrimenti si sarebbe messo volentieri in standby. Si spogliò nel buio della sua camera e si mise a letto, con un forte senso di tristezza addosso. Guardando il soffitto ripensò ai discorsi di Jet, gli avevano fatto ricordare il suo passato e questo aveva procurato in lui un certo turbamento e un accentuato senso di irrequietudine. Gli passarono per la mente frammenti della sua storia con Mayumi, i giorni passati assieme e i momenti di intimità tra di loro. Da allora, Joe non era più entrato in intimità con nessuna donna, non aveva più sfiorata nessuna come lei. Gli tornarono in mente, per un istante, i suoi baci e le sue mani su di lui, le notti passate a fare l’amore con lei estasiandosi dei suoi gemiti e … il deserto del Sahara, lei che lo abbandonava ferito in mezzo alla sabbia, portando in salvo solo l’altro. E poi gli tornò in mente anche il volto di un’altra persona … colei che l’aveva soccorso proprio in quello stato di totale smarrimento, la stessa persona che lo aiutò a portare Mayumi e il suo uomo in salvo, standogli accanto in silenzio e appoggiandolo con gli altri. Sospirò. -Non adesso. Non voglio pensare a lei in questo momento.- Si passò la mano sul volto come per riscuotersi dai suoi pensieri e cancellare il pensiero dell’altra donna.Cercò di concentrarsi sul ticchettio dell’orologio per prendere sonno e a fatica, dopo tempo, riuscì ad addormentarsi, ma il suo sonno non fu privo di sogni ed emozioni…
Dove si trovava?Si guardò intorno e non riconobbe il posto. Per terra si stavano accumulando le prime foglie gialle della stagione e ne dedusse che doveva essere autunno. Cercò un segno che gli desse notizie su dove si trovasse. Si diresse verso una locandina di uno spettacolo, che sembrava essere stata attaccata da poco:-Gilbert Bécaud in concerto all’Olympia Hall, Parigi 10 ottobre 19XX.- Spalancò gli occhi dalla sorpresa. Che ci faceva a Parigi, cinque anni prima da allora? Non era mai stato a Parigi, almeno fino a qualche mese prima, quando era stato in missione con 003. Perché era lì?Si voltò a guardare nuovamente intorno a sé, cercando una spiegazione. Si doveva trattare di un sogno: da lì a poco si sarebbe sicuramente svegliato e sarebbe tornato dove era, ad Hakone, nella sua camera da letto!Sentì un portone aprirsi dietro di lui e una voce famigliare che diceva che era tardi. E’tardissimoooo!!Rischio di perdere il pullman per la scuola! Ci si vede stasera a ballo!Mi raccomando Catherine: non fare tardi che stasera abbiamo le prove per lo spettacolo!- la ragazza bionda, dalla voce cristallina, scese velocemente le scale e si precipitò correndo verso la fermata del pullman.Si girò, un’ultima volta, per salutare l’amica dietro di lei e sbadatamente andò a sbattere contro qualcuno, cadendo e buttando per terra il suo quaderno degli appunti.-Mi scusi!Non l’avevo vista!- Si rialzò e accingendosi a raccogliere il suo quaderno, diede uno sguardo alla persona che aveva urtato.La ragazza incrociò il suo sguardo e ammutolì, le guance le si velarono di rosso per l’imbarazzo e tentò di balbettare qualcosa, ma senza riuscirci.-Tutto bene? Ti sei fatta male?- l’uomo le porse il quaderno degli appunti, che aveva raccolto prima di lei e glielo diede. -Il pullman!- gridò, mentre afferrava il quaderno dalle mani del bel sconosciuto e scappava a rincorrere l’autobus in arrivo.Correndo verso il bus, si girò e gli urlò – Grazie!E scusa ancora!- gli sorrise un’ultima volta, prima di salire sul mezzo di trasporto e poi sparire.Joe rimase stupito da quel incontro/scontro con quella che era la Francoise di cinque anni prima e pensò che era diversa … Si riprese dai suoi pensieri e gli scappò un sorriso,ripensando a quanto era buffa vestita con i jeans, le scarpe da ginnastica, la maglia extra large e lo zaino sulle spalle! Per il resto era sempre lei: gli occhioni cerulei e limpidi , il naso all’in su e quel sorriso dolce e spensierato che infondeva serenità a chiunque le stesse accanto.Si era chiesto tante volte se, lo sguardo e il sorriso di Francoise fossero cambiati dal giorno in cui l’avevano rapita ... Ma probabilmente no, era rimasta uguale: dolce e sincera, innocente e senza malizia, fiduciosa nel prossimo nonostante tutto quello che era successo.All’improvviso Joe non si trovò più dov’era, il suo sogno lo trasportò altrove: c’era un gran frastuono, tanta gente, musica a tutto volume e tante luci di varie colori.-Ottimo!Sono finito nel mio luogo preferito … - sospirò e la sua bocca si inclinò in una smorfia quando si accorse di essere in una discoteca.Joe e la discoteca erano come il giorno e la notte:agli estremi!Non sapeva ballare e l’unica, e ultima volta, che era stato in discoteca, era stato solo per accontentare Caterina . Non ne aveva un buon ricordo, si ricordava solo che si sentiva impacciato e imbarazzato … e che probabilmente era stato ridicolo!Sospirò nuovamente e sentì il bisogno di bere qualcosa di forte, per affrontare quel momento di panico. Si diresse verso il bancone del bar e chiese un Invisibile. Il barista lo guardò un attimo e sorridendogli gli disse: -Roba forte!Bisogno di dimenticare?-Joe fece un debole cenno di assenso e mentre gli rispondeva, si sentì toccare la spalla. Pensò che stesse intralciando il passo e si spostò scusandosi, senza guardare, ma nuovamente gliela toccarono e questa volta si girò. Si trovò di fronte due grandi occhi cerulei che gli sorridevano.-Ciao!-Francoise era di nuovo di fronte a lui, gli stava sorridendo e lo stava guardando con sguardo curioso . In quell’ambiente sembrava un’altra persona, le diede un rapido sguardo: indossava una mini tartan rosa e nera, una maglia morbida color grigio perla che le scendeva giù, lasciandole la spalla destra scoperta, delle parigine nere calate fino a metà gamba che si intravedevano dallo stivale nero dalla punta tonda e il tacco basso. I capelli erano raccolti in un chignon alto, fermato da un piccolo fiocco nero, e sul viso aveva un velo di trucco, quasi invisibile.Se avesse raccontato a Jet la sua descrizione, sicuramente gli avrebbe detto che ,da quanto era dettagliata, non si era limitato ad un fuggevole sguardo, ma ad una vera e propria radiografia! Al pensiero il ragazzo rise , sotto lo sguardo interdetto di Francoise .Joe si accorse della sua espressione confusa e si ricompose, salutandola a sua volta, prese il suo cocktail e si spostarono in un posto meno rumoroso.-Scusa ancora per stamani … non volevo travolgerti! Ma stavo perdendo il pullman per andare a scuola … - Joe la guardò di nuovo, nel suo sguardo vi era molta tenerezza verso quella innocente ragazza, e sorridendole le disse di non scusarsi, non era successo niente di grave. Lei abbassò gli occhi e con un filo di voce imbarazzata si presentò:-Beh … io sono Francoise Arnoul…-In quel momento gli venne in mente, che mentre lui sapeva benissimo chi fosse, lei non lo conosceva, non lo poteva conoscere … -Piacere! Io sono Joe Shimamura.- e mentre si presentava sfoderò un sorriso dolce e sicuro.Si misero a parlare del più e del meno, del suo ultimo anno di superiori e della sua passione per il ballo.-Il mio sogno è diventare una ballerina famosa e poter ballare in tutti i maggiori teatri del mondo!- mentre pronunciava quelle parole, gli occhi le si illuminarono, brillando di una luce piena di speranza e sogni. Lui lo notò e improvvisamente il suo sguardo si rattristì, pensando al doloroso destino che le si sarebbe prospettato e che lei non immaginava.- Tutto bene? … qualcosa che non va?- l’espressione del ragazzo era mutato e lei se ne era accorta, preoccupandosi per lui …-Ti sto annoiando vero?- Improvvisamente le sue guance arrossirono e con sguardo triste si volse a guardare da un’altra parte.-No, figurati! … mi è solo venuto in mente che … - Joe si interruppe, non poteva dirle che il suo destino sarebbe stato un altro - … che è tardi e che domani mi devo svegliare presto!- La ragazza lo guardò un attimo, come per studiare se stesse dicendo la verità oppure solo una bugia per liberarsi di lei .Lui non fece in tempo a capire cosa le fosse passato per la testa, che la vide alzarsi e andarsene via, salutandolo con un sorriso.Le corse dietro, intuendo la gaffe che aveva fatto, per chiederle scusa e la vide uscire a passo svelto dal locale, incamminandosi da sola per la strada buia.-Aspetta!- le gridò da lontano , ma la ragazza non sembrava avere intenzione di fermarsi. Joe aveva di nuovo dimenticato, non aveva ancora il superudito e sicuramente, non lo aveva neanche sentito in tutto quel frastuono fuori dal locale.Appena se ne rese conto, la rincorse fino a raggiungerla e la fermò prendendola per il polso.-Aspetta … ti riaccompagno a casa … - lo sguardo del ragazzo era inoffensivo e limpido e la ragazza, dopo un attimo di incertezza, accettò la gentilezza.-Scusami per prima … non volevo offenderti .E’ solo che … -- … che un tipo come te non frequenta le ragazze come me e della mia età … - mentre concludeva la frase di Joe, abbassò lo sguardo con aria triste, stringendo le spalle in segno di contrito.Lui non disse più una parola per tutto il tragitto, non era quello a cui aveva pensato, ma non poteva dirglielo, anche se .. ciò che lei diceva non era del tutto falso … fece un rapido conto , ora come ora non poteva avere più di diciotto anni … era ancora una ragazzina rispetto a lui.-Siamo arrivati … grazie per la compagnia.- I pensieri di Joe furono interrotti bruscamente dalla voce di Francoise, che gli sorrise debolmente in segno di saluto, prima di girarsi per andarsene; ma mentre saliva gli scalini del palazzo, la chiamò.- Aspetta un attimo, Francoise … ti va di parlare ancora un po’?-La ragazza si voltò nuovamente , questa volta nella sua direzione, pensando se accettare la proposta …-Ok … ma saliamo su. I miei vicini non apprezzano molto le chiacchere sotto casa a tarda notte.-
Davanti alla porta dell’appartamento, mentre cercava le chiavi di casa nella borsa, lui le chiese se si fidasse a farlo entrare in casa.Esitò un attimo a rispondere … -Di solito non do fiducia agli estranei, ma … tu sembri un tipo a posto … -. Tirò fuori le chiavi e aprì infine la porta di casa.-Prego … accomodati .Vado a salutare la mia coinquilina e arrivo.- Con tranquillità , si diresse verso una delle stanze della casa entrandovi e sparendo dietro la relativa porta, lasciandolo solo e spaesato in mezzo al salotto.Joe si sentiva fuoriposto, stranamente agitato ed ebbe, perfino, un attimo di esitazione in cui pensò che forse, era meglio se, se ne fosse andato via.-Tutto bene? … tranquillo … non ti aggredisco.- disse lei ironica, rientrando nella stanza all’improvviso. – La mia amica non c’è, mi ha lasciato un biglietto, avvisandomi che sarebbe rimasta a dormire dai suoi genitori … peccato: mi avrebbe fatto piacere presentartela! Lei è la mia migliore amica e conosce tutto di me!Pensa, abbiamo anche lo stesso sogno!- sorrise ingenuamente e Joe pensò che quando sorrideva così, sarebbe potuto finire anche il mondo , tanto era luminoso e puro il suo sorriso.Si riscosse da quel vortice di pensieri ed emozioni e si mise a sedere, cercando di riprendere la situazione in mano e di capire cosa lo stesse preoccupando tanto di quel momento.-Ti posso offrire qualcosa da bere?- Francoise lo stava guardando con aria indagatrice, era palese che si sentisse a disagio , anche se non riusciva a capire cosa lo intimorisse in lei. -Sì, grazie … un bicchiere d’acqua per favore … - Sentiva la gola secca e aveva una spiacevole sensazione addosso: qualcosa dentro di sé, molto simile ad un senso di colpa per qualcosa che ancora non aveva fatto, lo stava assalendo.La ragazza gli porse il bicchiere con l’acqua e poi si mise a sedere accanto a lui in completo silenzio.Per un tempo, che sembrò indefinito, rimasero entrambi senza parlare, persi nei loro pensieri, fino a quando un tuono fortissimo rimbombò in tutta la casa e Francoise trasalì dallo spavento.-Ho paura dei tuoni e delle tempeste … - Le parole le uscirono di bocca , tutto d’un fiato, senza volerlo.Un fulmine squarciò il cielo a metà, lei si portò impaurita le mani alle orecchie, come per difendersi dal feroce boato che seguì: la luce saltò e cominciò a piovere violentemente. Joe, distratto dall’improvviso temporale o forse dal suo turbamento emotivo, non si accorse subito che si era rannicchiata nell’angolo opposto del divano, tenendosi le mani sulle orecchie e tremando come una foglia. Alla luce della luna gli sembrò una bambina impaurita e senza pensarci l’attirò a sé, per difenderla da ciò che aveva paura … l’abitudine di difenderla sempre e comunque, era una costante che non lo abbandonava neanche in quello strano sogno ...La pioggia cominciò a cadere con meno violenza ed ad acquisire un ritmo più pacato, lentamente sentì Francoise calmarsi, il suo respiro era tornato ad essere regolare e anche il suo corpo non era più rigido, ma nonostante ciò continuò a tenerla stretta a sé, in un caldo abbraccio.
Non era preparato a quello che accadde dopo, non gli era passato per la mente niente di simile, ma alla fine capì per quale motivo si era sentito così agitato: lei alzò il viso, guardandolo negli occhi e perdendosi nel suo sguardo, si avvicinò con lentezza alla sua bocca e pose le sue labbra su quelle di Joe. Il sangue gli si gelò nelle vene, il respirò si fermò e la testa cominciò a confondersi, non riusciva a credere a cosa stesse succedendo. Sentì le sue labbra morbide posarsi sulle sue, sfiorandole come un battito di ali di farfalla e il mondo si fermò per un istante che a lui sembrò interminabile.Francoise si scostò bruscamente da lui, era stordita ed incredula per quello che aveva fatto e con voce tremante, senza guardarlo, gli chiese per favore di andarsene via. -Sì .. è meglio che vada.- sentiva il cuore battere ad un ritmo inaudito, la testa gli girava ed era completamente stordito anche lui; si rendeva conto che avrebbe potuto fare qualche sciocchezza se fosse rimasto lì, ma …Lei si alzò e, continuando a non guardarlo, lo accompagnò verso la porta, ma prima che vi arrivasse , Joe l’afferrò dolcemente per la mano e la costrinse a girarsi verso di lui. Pose ,delicatamente, la sua fronte sulla sua, tenevano entrambi gli occhi bassi, i loro nasi si sfiorarono e la bocca di lui cerco la sua. Era solo l’inizio di quel senso di colpa che aveva sentito pervaderlo.Giocò con le sue labbra, sfiorandole appena, avvicinandosi e allontanandosi più volte, tormentandola con quel gioco così sensuale, fino a farla sospirare e impadronendosene solo allora, prima dolcemente e poi sempre più intensamente.Si staccò dalle sue labbra e con un dito gliele sfiorò, accarezzandole, poi, la guancia e il naso così perfetto, ed infine le prese il viso fra le mani e la ribaciò con passione.Lei rispose con trasporto a quella nuova e sensuale “aggressione”, aggrappandosi a lui con tutta sé stessa, premendo il suo corpo completamente al suo.Joe la spinse contro la parete, togliendosi la giacca e la cravatta, e guardandola negli occhi, la imprigionò tra le sue braccia. Lei gli mise le mani intorno al collo e lo avvicinò a sé per baciarlo, ma lui gli sfuggì e si impossessò del suo collo, strappandole un gemito di piacere.Si accorse di aver perso completamente il suo autocontrollo e anche, probabilmente, il suo buon senso, quando con la bocca scese dal collo alla sua spalla e infilò una mano sotto la maglia per accarezzarle il seno.Francoise sospirò e gemette di desiderio a quel contatto così intimo, d’istinto lo allontanò dolcemente per togliersi la maglia e poi lo riavvicinò a lei per baciarlo. Joe iniziò ad accarezzarle la coscia e a risalire con la mano lungo di essa, insinuandosi sotto la sua gonna , fino ad arrivare ai suoi slip. Con le punta delle dita la sfiorò e iniziò a giocare con il pizzo della sua biancheria, lei iniziò a sbottonargli la camicia e a baciarlo sul torace, ad ogni bottone che sganciava baciava la sua pelle, fino a che non gliela tolse, premendo poi il suo seno sul suo petto.Joe la prese in braccio e la portò sul letto, posandola delicatamente, e guardandola con desiderio, prese coscienza che la voleva così tanto da sentire dolore.Si distese su di lei, sentendola tremare , le prese le mani, intrecciando le sue dita alle sue e la baciò nuovamente. Lei si liberò da quella stretta e risalendo sulle sue forti braccia , arrivò fino alle sue spalle e ancora giù, lungo la sua schiena, accarezzandolo e facendolo fremere di desiderio.Anche lui ripercorse la sua schiena, ma fino ai ganci del reggiseno, slacciandolo e allontanandolo da lei. D’istinto la ragazza si coprì i seni con le braccia, ma con dolcezza Joe le afferrò i polsi scostandoli, lasciandola scoperta ai suoi occhi bramosi. L’accarezzò con le dita, suscitando in lei un sussulto e poi scese con la bocca sul suo seno, facendola inarcare la schiena per il piacere e la tormentò, godendo dei suoi gemiti, fino a farla esasperare.Voleva ancora soffermarsi su quei momenti, voleva far salire il desiderio fino al limite e così cominciò a morderle dolcemente le spalle e il collo, mentre con le mani le tolse la gonna. Le mani di Joe erano avide di quel corpo così morbido e sensuale, percorrevano ogni centimetro della sua pelle, ma non era abbastanza: ripercorse l’intero suo corpo con le labbra, spingendola fino al limite del desiderio. Sentì i suoi fianchi muoversi sotto di lui e perso ogni barlume di coscienza le tolse gli slip, finendo di spogliarsi a sua volta. Francoise tremava per il piacere, mentre le sue membra erano così tese da sentire dolore, dischiuse le gambe e lo sentì scivolare su di lei, e infine dentro di lei.Inarcò la schiena, si aggrappò con le mani alle lenzuola ed emise un urlò di dolore, quando lui entrò completamente .Joe riprese per un attimo coscienza di sé, l’urlo lo aveva riscosso, si fermò e prese consapevolezza che era il primo ad amarla, il primo a cui aveva donato la sua innocenza: l’accarezzò e poi, riprese a muoversi sopra di lei con dolcezza e decisione. Percepì che sentiva ancora dolore da alcuni suoi lamenti, allora si fermò ed iniziò a baciarla sul viso e quando la sentì rilassarsi di nuovo, ricominciò ad amarla. La poteva sentire, come se facesse parte di sé e per la prima volta Joe capì cosa significasse essere un’unica cosa con la persona che amava. Sentì il desiderio raggiungere l’apice e si alzò sulle braccia, sospeso su di lei, per guardarla prima che finisse quel momento di estasi totale. Il suo piacere esplose dentro di lei, strappandole un grido di pura estasi, e mentre tutto stava per giungere a fine, una lacrima scese dai suoi occhi cadendo sulla guancia di Francoise, la quale spalancò i grandi occhi cerulei. Ricadde su di lei esausto e senza forze, lo abbracciò,ma contemporaneamente capì la triste realtà e le si riempirono gli occhi di lacrime.Joe si mosse per spostarsi da sopra di lei, ma lei lo trattene per le braccia e gli sussurrò di rimanere ancora un istante così. Voleva imprimersi nella mente quella sensazione, il suo corpo stretto al suo, il suo profumo misto a quello della sua pelle.Quando lo sentì scivolare fuori, chiuse gli occhi e si morse le labbra per trattenere le lacrime, si girò di fianco e lui la circondò con le braccia per tenerla stretta a sé.-Dimmi la verità … Quando mi sveglierò, domani mattina, tu non ci sarai più … vero?- le sue parole uscirono con un filo di voce rotta, dalle lacrime e dal dolore.Joe rimase in silenzio per un po’, non avendo il coraggio di rispondere, ma poi con voce tremante le disse:-Sì … è vero … -Lei strinse gli occhi e dolorose lacrime cominciarono a scendere silenziose lungo le sue guance, lui non riusciva a vederle, ma poteva sentirle. Le accarezzò il viso e le sue dita si bagnarono del suo pianto inconsolabile, l’abbracciò tenendola ancora più stretta a sé, come se non volesse che gli svanisse fra le braccia … esausta, dopo tempo, si addormentò definitivamente, sentendo per l’ultima volta la voce di Joe.-Addio amore mio … -
Joe aprì lentamente gli occhi, mettendo a fuoco il soffitto della sua camera da letto:era l’alba ed i primi raggi del sole iniziavano ad illuminare la camera. Si mise a sedere sul letto e con mente lucida ripensò al sogno fatto, si guardò le mani, gli era sembrato così reale che poteva ancora sentire il suo calore sulle dita, gli occhi gli si velarono di tristezza e una lacrima gli cadde sul palmo della mano.
I tre si ritrovarono fuori dall’albergo con le valigie pronte, si fecero un cenno della testa come saluto e poi si incamminarono verso la stazione senza parlarsi. Erano in anticipo e si misero a sedere su una panchina in attesa del treno.Albert diede un’occhiata a Jet, come per invitarlo a dire qualcosa.-Joe … scusami per ieri sera … non so per quale motivo mi sono accanito contro di te ...- fece per continuare nella spiegazione, ma l’amico lo interruppe.- E’ tutto a posto Jet. Va bene così … son cose che capitano.- la voce di Joe era atona e assente, ma sincera e questo bastò a Jet per prendere atto che fosse tutto a posto … A dire il vero, si chiese anche il motivo di quel tono di voce, ma non si sentiva nella posizione di chiederglielo in quel momento …Arrivò il treno ed in silenzio, salirono nella loro carrozza, ognuno prese il proprio posto e fecero il resto del viaggio in completa quiete.Joe guardava il paesaggio correre al di là del finestrino del treno e un senso di tristezza lo assalì: ripensò al sogno e alla sua incapacità di esprimere i propri sentimenti, quelli più profondi e intimi, ma ciò che in realtà lo feriva di più e lo faceva stare male , era la coscienza di sapere che non si può perdere chi non si ha… Anche se stava tornando da lei e sapeva che non sarebbe svanita come la Francoise del suo sogno, la cosa non lo consolava … perché continuava a non essere sua, non poteva esprimere nessun diritto su di lei e ancora più doloroso era il fatto che l’amava, ma che, probabilmente, non sarebbe mai riuscito a dirglielo …
Joe guardò un’ultima volta fuori dal finestrino, erano quasi giunti a destinazione, e con sguardo amareggiato si soffermò a riflettere sulla sua vita e sul fatto che, il lieto fine non fosse possibile per lui … neanche nei suoi sogni …


From Elena to Paola

 

© 10/09/ 2012

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